Museo Archeologico Nazionale e Antica città di Cosa
Nel 273 a.C, nelle vicinanze di Orbetello, vi era l’antica città di Cosa fondata dagli antichi romani su un promontorio roccioso, a seguito della sconfitta delle città di Volsinii e Vulci. Di natura etrusca, la città di Cosa era un piccolo centro con edifici commerciali, portici e pozzetti, che oggi sono rinvenuti dagli scavi.
L’area è situata a 114 m s.l.m, su un promontorio roccioso formato da due alture divise da un’ampia sella. Un circuito murario difendeva dalle minacce della potenza cartaginese e controllava i territori etruschi appena conquistati e non ancora completamente sottomessi. La città di Cosa, che prende il nome dall’antico Cusi o Cusia (piccolo centro etrusco nell’attuale Orbetello), si componeva di un centro urbano che grazie all’incrocio ad angolo retto delle sue strade, era in grado di definire degli isolati di forma rettangolare per le case dei coloni e delle aree più ampie destinate agli uffici pubblici.
Inizialmente le abitazioni erano caratterizzate da un ingresso aperto su strada dall’atrium. Gli elementi utilizzati per edificare le case erano pavimenti in cocciopesto (opus signinum), muri in mattoni crudi e tetti caratterizzati da una copertura con embrici e coppi. In seguito, piccole abitazioni vennero unite per creare edifici sempre più grandi, come la casa di Q.Fulvius, dove oggi sorge il Museo Archeologico.
Per quanto riguarda le aree della città, Cosa era stata organizzata in due corrispettive zone pubbliche. L’acropoli destinata alle funzioni religiose e il fòro, sede dell’attività politica.
I resti del Capitolium (tempio dedicato a Giove, Giunone e Minerva) sono ancora ben conservati, ed è possibile osservare la cella interna tripartita e i resti del piccolo tempio di Mater Matuta (dea dell’aurora e protettrice della fecondità).
Nel foro si trovano i resti degli edifici commerciali con portici e pozzetti, che per la colonia di Cosa è un chiaro esempio di progetto unitario e di ristrutturazione del territorio attraverso le infrastrutture. Infatti, per andare incontro alle difficoltà di drenaggio della pianura costiera, fu realizzata una rete di canali perpendicolari con inclinazione uguale al tratto finale dell’Albegna. Un progetto che ancora oggi mostra l’efficienza e la validità del regime idrografico.
Un altro elemento importante della città di Cosa, fu Portus Cosanus, situato ai piedi del promontorio. Si trattava di un’area attrezzata da infrastrutture capaci di creare un porto sicuro per le imbarcazioni e per evitare l’insabbiamento del porto e della laguna retrostante. Per evitare quest’ultimo, nei primi decenni del II sec. a.C, si fece affidamento sulla forza delle correnti di un emissario della laguna e su una lesione naturale, lo Spacco della Regina; che a causa di una frana fu sostituito da un’opera artificiale: la Tagliata, un canale scavato nella roccia che si estendeva per circa 80km dal mare alla laguna.
La città di Cosa, si tramutò poi in Ansedonia: nome che sembra risalire al periodo bizantino. La città passò poi ai Franchi e fu donata all’Abbazia delle Tre Fontane di Roma da parte di Carlo Magno.
La Repubblica di Orvieto e poi la Repubblica di Siena, dal XII al XIV secolo, videro l’alternarsi della dominazione della città che venne infine distrutta nel 1329.
Oggi l’area archeologica è frutto di una collaborazione tra lo Stato italiano e l’American Academy in Rome. È un luogo privilegiato per le attività di ricerca, che ha visto raddoppiare la sua superficie espositiva nel 1997: un’area dedicata al porto e ai commerci e una dedicata alle testimonianze delle fasi di vita fino al XV secolo.
Scarica qui la brochure dell’area archeologica di Cosa.
Orari:
Orario invernale (Novembre-Marzo) aperti dal martedì alla domenica dalle 8:30 alle 16:30, giorno di chiusura: lunedì.
Orario estivo (Aprile-Ottobre) aperti dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 18:30, giorno di chiusura: lunedì
Tariffe: Intero 2 euro – ridotto 2 euro
Riduzioni e gratuità secondo le norme di legge previste per i musei statali.
L’ingresso all’area archeologica è gratuito.
Contatti: Tel. 0564 881421 – Cell. 335 1471086
Mail: drm-tos.museocosa@beniculturali.it
Sito web
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